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Channel: Recensioni – Puce 72
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La carica dei droni [2/2, sempre in attesa del 3]

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FreeFlight3_icoCome promesso qualche tempo fa, affrontiamo oggi la seconda puntata della recensione dei droni, alla quale farà forse seguito una terza puntata tra qualche mese. Non so quanto di possa definire “drone” il Parrot Jumping Sumo: sicuramente non è un drone volante (cosa a cui uno tipicamente pensa quando si parla di droni) e per certi versi può sembrare un costoso giocattolino, però offre alcune cose interessanti. Ma partiamo dall’inizio…

Il Jumping Sumo arriva in una piccola confezione che contiene il drone stesso in posizione compatta (come vedremo in seguito esistono due possibili posizioni delle ruote), la batteria, due gommini di scorta per la parte che poggia al suolo, e vari set di adesivi per personalizzare il proprio drone. Il Jumping Sumo non ha un caricabatterie dedicato, ma si ricarica attraverso la porta micro USB posizionata sul drone stesso (il cavetto è incluso nella confezione); alla stessa porta è necessario collegare un dispositivo di archiviazione se si vogliono registrare dei video, perché altrimenti sarà possibile solo scattare delle foto, foto che vengono registrate nella memoria interna del drone e che devono essere trasferite successivamente sul terminale iOS o Android utilizzato per il comando.

L’applicazione di gestione non è la stessa che abbiamo visto per l’AR Drone ma è FreeFlight3, disponibile gratuitamente tanto per iOS quanto per Android, senza alcuna aggravante “in-App”. La procedura è la stessa già vista per l’AR-Drone2: ci si collega alla rete WiFi generata dal drone e si prende il controllo (il Rolling Spider, come forse vedremo, si collega invece via Bluetooth).

In questo caso i comandi sono più semplici visto che il drone non si muove nelle spazio ma sul terreno, con molti meno gradi di libertà; ad ogni modo, con FreeFlight 3 e il Jumping Sumo non c’è possibilità di scelta, i movimenti del drone si comandano solo usando l’accelerometro/giroscopio dell’iPhone (o iPad o qualsiasi altro dispositivo Android) mentre un cursore sulla sinistra regola la velocità dello spostamento. Sulla destra troviamo invece una croce di comandi per effettuare svolte rapide a 90° o inversioni a 180°, e una serie di pulsanti per eseguire i salti e le acrobazie.

Il Jumping Sumo puo eseguire salti in alto (fino a 80 cm) in lungo (sempre fino a 80 cm, ma dipende anche se si salta da fermi o in moto, e a che velocità), dare una sorta di “calcio” con il “piede” utilizzato per saltare, o stare in equilibrio col piede in alto, come se fosse un Segway. Ci sono poi tutta una serie di acrobazie preconfezionate (trottola, slalom, ecc…) ma soprattutto c’è la possibilità di creare una sorta di “programmazione” del percorso, definendo movimenti, salti, scatto di fotografie, suoni, lampeggio dei LED che simulano gli occhi, ecc… ed è questa la funzione forse più interessante. La portate dei salti dipende anche da come si impostano le ruote: allargate (l’operazione è da fare manualmente) offrono maggiore stabilità di controllo, ma una minore portata dei salti; in posizione raccolta permettono dei salti più poderosi ma un controllo più nervoso (anche se comunque facilmente controllabile, soprattutto limitando velocità e sensibilità dalla impostazioni).

Sul sito si parla anche di utiilizzo in esterno, ma poi leggendo le istruzioni pare che in esterno bisognerebbe comunque stare attenti a non andare in mezzo a polvere e terra, che alla lunga non fanno molto bene all’elettronica (il jumping sumo non è certo sigillato o a tenuta stagna) per non parlare del gommino dove appoggia il piede che, in un esterno ruvido come può essere del normale cemento o una pavimentazione “rustica”, si consumerebbe velocemente. Continuando a parlare di elettronica, non ho ben presente quali sensori equipaggiano questo drone, ma posso immaginare che sicuramente ci siano accelerometro e giroscopio, e il drone si accorge se viene preso in mano (per esempio facendoselo saltare incontro per prenderlo al volo) bloccando ogni movimento.

Come accennato sopra e così come nel caso del drone volante, accedendo alle impostazioni è possibile definire limiti di velocità, sensibilità del controllo, set dei suoni emessi dal drone nelle varie situazioni (nonché il volume di questi suoni), e altro ancora. Ammetto di non aver eseguito prove di scatti fotografici, limitandomi ad usare lo streaming video in tempo reale per comandare il drone a distanza, né tantomeno ho realizzato dei video, anche perché per quello servirebbe, come già detto, una chiavetta di memoria con porta micro-USB. Con l’aumentare della distanza ovviamente la qualità dello streaming video ne risente (dipende anche da quanti ostacoli si frappongano tra voi e il drone) e potrebbe andare a scatti, ma la portata è comunque buona, così come ottima è la batteria, che consente di “giocare” col jumping sumo per 20 minuti (dichiarati ed effettivi). Oltre a saltare in alto è possibile anche “cadere”, ovviamente da altezze non successive (diciamo paragonabili a quelle del salto, visto che ogni volta che salta poi “ricade” anche da quell’altezza…) il che permette al drone di scendere, per esempio dalla scale, anche se risalire a forza di salti potrebbe non essere altrettanto semplice :)

Arriviamo alla classica domanda finale: ne vale la pena? Sicuramente il jumping sumo ha un fascino diverso rispetto ad un drone volante come quello recensito la volta scorsa, ma nonostante ciò è un oggetto quasi più divertente, e il fatto di poterlo utilizzare per 20 minuti lo rende anche più piacevole; se ci aggiungiamo il prezzo, decisamente più contenuto (anche se superiore a quelli di altri droni volanti che ho linkato nella precedente recensione); parliamo sempre di 150 Euro, che non è poco, ma l’oggetto è interessante e si può valutare in vista dell’ormai imminente Natale e la classica corsa ai regali.


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